The KARST project

017.08.10 - News a cura del Prof. Giorgio Manzi - Sapienza Università di Roma - Direttore Polo museale Sapienza

The KARST project

Knowing the Altamura man thRough Science & Technology
Rediscovering Altamura: advanced multidisciplinary investigations on the skeleton from the Lamalunga cave, Italy

Riscoprire Altamura: indagini avanzate multidisciplinari sullo scheletro della grotta di Lamalunga, Italia

Questo è il lungo e articolato titolo del progetto finanziato nel 2016 dal Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica (MIUR) nell'ambito della call “PRIN 2015”. Come Progetto di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale è l’unico nel suo genere ad essere stato approvato in quest’ultima call; verrà sviluppato e portato a termine nell’arco del triennio 2017-2019.

L’obiettivo è studiare lo scheletro fossile scoperto nel 1993 nella grotta detta di Lamalunga, nell’Alta Murgia, presso Altamura (Bari), e conosciuto come “uomo di Altamura”. Come si vede in foto e filmati, la maggior parte delle ossa è solo in parte visibile sotto formazioni calcaree di vario tipo, ma si può ritenere che l’esemplare di Altamura sia un caso pressoché unico di scheletro virtualmente completo della specie Homo neanderthalensis.

Il progetto si avvale delle competenze di professori e ricercatori della Sapienza Università di Roma, dell’Università di Firenze e dell’Università di Pisa, dove si raccolgono alcuni fra i massimi specialisti italiani nello studio della preistoria e dei Neanderthal, oltre a una varietà di collaboratori che provengono da altre università italiane (come l’Università di Roma Tre) e straniere (come quella di Newcastle in Australia), alla Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Bari e ad altre prestigiose istituzioni e importanti enti di ricerca (come l’EURAC di Bolzano).

E’ auspicabile che sia il progetto sia i suoi possibili sviluppi vedano la collaborazione, già in larga parte convenuta, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Puglia, del Parco dell’Alta Murgia, del Comune, del Museo Archeologico e del Sistema Museale di Altamura. Un progetto di tale portata richiede inoltre la piena condivisione della popolazione, attraverso la partecipazione delle sue associazioni culturali e, in particolare, degli speleologi del CARS (Centro Altamurano Ricerche Speleologiche), scopritori della grotta, il cui contributo logistico e organizzativo ha reso possibili tutte le ricerche effettuate. Solo insieme a tutte queste istituzioni e realtà locali i ricercatori potranno operare al meglio, nell’interesse della conoscenza e della valorizzazione di un formidabile patrimonio collettivo: di Altamura, della Puglia, del nostro Paese e dell’umanità intera.

Nell’arco dei tre anni, il team multidisciplinare si propone di effettuare indagini approfondite sullo scheletro umano e sul sistema carsico che lo contiene, fra cui quelle a carattere microclimatico, cronologico, tafonomico e paleo-ecologico, oltre a una varietà di studi di biologia scheletrica e dentaria che riguarderanno i resti scheletrici dell’uomo di Altamura a iniziare dal distretto più significativo, cioè dal cranio. Questo progetto di ricerca costituisce pertanto un’opportunità unica per sviluppare e diffondere le nostre conoscenze sull’evoluzione dell’uomo in Europa nel corso del Pleistocene. Il progetto ha anche lo scopo di assicurare la conservazione e di promuovere la futura valorizzazione di questo straordinario reperto fossile e dei suggestivi ambienti della grotta.

Studi sul reperto in situ sono già stati compiuti in passato, ma sono ben lungi dal potersi dire esaustivi. Solo nel 2015, ad esempio, è stato finalmente possibile stabilire che questo ominide risale a un periodo compreso tra 187 e 128 mila anni fa e ne sono anche state estratte piccole porzioni di DNA endogeno. Negli ultimi anni, sono stati inoltre effettuati accurati rilevamenti 3D con laser scanner e con tecniche di fotogrammetria, oltre alla realizzazione di un modello iperrealistico dell’aspetto che il Neanderthal di Altamura poteva avere in vita.

Si tratta del più completo scheletro di Neanderthal mai scoperto e del più antico Neanderthal di cui si conosca il DNA. Molto c’è ancora da fare affinché questo importante reperto possa dirsi appropriatamente studiato e compreso. Tuttavia, nonostante l’interesse scientifico e culturale, lo scheletro dell’uomo di Altamura rimane tutt’ora nella grotta dove è stato rinvenuto più di vent’anni fa, incluso nelle concrezione calcaree che nel tempo lo hanno quasi inglobato, inaccessibile a tutti tranne che a studiosi debitamente autorizzati e guidati da speleologi ben attrezzati ed esperti.

La prima fase della ricerca (già in corso dal febbraio 2017) consiste in un periodo di monitoraggio della grotta, con le finalità di determinarne il microclima ed effettuare analisi idrochimiche, e microbiologiche; al tempo stesso è iniziata l’analisi approfondita dei processi geologici di formazione ed evoluzione della cavità carsica e dei suoi riempimenti. Nuovi studi riguarderanno anche i resti di fauna inclusi al suo interno, che rappresentano importanti indicatori paleo-ambientali. Saranno inoltre effettuati campionamenti per verificare e precisare la datazione precedentemente ottenuta; saranno infine studiate le fasi di deposizione dei reperti scheletrici, sia dell’uomo che degli animali.

Parallelamente, è in corso uno studio delle ossa dello scheletro umano così come appaiono in situ, volto ad acquisire nuovi dati, accertare in dettaglio lo stato di conservazione del reperto e determinare la fattibilità e le procedure per l’eventuale estrazione. Questa ipotesi potrà avere la duplice finalità di preservare i resti dell’uomo di Altamura e di poterli sottoporre ad acquisizioni digitali di tipo radiografico e tomografico ad alta risoluzione.  Analisi di questo tipo, impossibili in grotta, sono invece indispensabili per “pulire” digitalmente i reperti ossei e dentari dalle concrezioni laminari e coralloidi che li rivestono e per poterli studiare adeguatamente. Potrà allora essere portato a termine un dettagliato studio morfologico e funzionale, tutto basato su avanzate tecniche di analisi digitale, di elaborazioni d’immagine e di morfometria geometrica, che si affiancherà a micro-prelievi per l’estrazione e l’analisi del DNA antico e per indagini isotopiche.

L’ultima fase del progetto prevede l’individuazione delle condizioni ideali per la conservazione e la musealizzazione, in Altamura, dei reperti. Questa fase di valorizzazione potrà poggiare sia su un formidabile bagaglio di nuove conoscenze acquisite attraverso il progetto in corso sia su risorse che sono attualmente in fase di definizione a livello locale e nazionale.